Dove prima c'era un rifiuto, ora c'è un dato sanitario.
Il mio viaggio con Bias & Games
Un progetto fotografico di testimonianza, ascolto e speranza.
Questo progetto è nato quasi per caso, come succedono le cose che possono cambiare qualcosa.
È nato da un incontro casuale: quello con Andrea Azzarello, ingegnere e data analyst, che mi ha incuriosito quando mi ha raccontato di aver recuperato e analizzato manualmente oltre 52.000 Gratta e Vinci scartati. Li per li mi sono detta che solo un folle poteva fare una cosa del genere e, da una curiosità, è diventata presto una necessità di raccontare la sua storia in immagini.
Non conoscevo davvero il mondo del gioco d’azzardo, come tanti, non gioco ai gratta e vinci. Non sapevo neppure che nelle tabaccherie esistono colonnine gialle per buttare via i biglietti usati, o meglio, sono sempre state li e non le ho mai notate e non immaginavo neanche lontanamente che dietro quei contenitori ci fosse un intero sistema sommerso e una fonte di dati scientifici incredibile.
Un sistema che parte da un rifiuto, ma un rifiuto che può essere vincente.
Di quei 52.000 Gratta e Vinci scartati ed analizzati infatti,ne ha trovati 2.000 mal controllati e 380 vincenti erroneamente gettati dai giocatori. Secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, solo da Lotto, Superenalotto e Gratta&Vinci gli italiani si sono “dimenticati” di riscuotere oltre 20 milioni di euro annui circa.
Un business che fa gola a molti: allo Stato, ai Rom, alla malavita organizzata. Quei biglietti finiscono nelle mani sbagliate, alimentando un mercato parallelo invisibile, eppure potentissimo.
Ecco dove entra in gioco Andrea.
Dopo anni passati a lavorare in una grande casa farmaceutica, è tornato al Pigneto, a Roma, lì ha vissuto sulla sua pelle il contatto con le dipendenze.
Anche lui, per un periodo, ha grattato ogni giorno un biglietto da 2 euro. Un gesto piccolo, banale, quotidiano, ma carico di senso.
È stato in quel quartiere, tra le persone, le strade e le abitudini, che ha capito quanto fosse profondo il problema.
E quanto fosse urgente trovare una risposta.
Ma c’è di più...
... quell’elemento che ha catturato del tutto la mia attenzione: dall’analisi manuale, ha rilevato correlazioni tra errori e comportamenti compulsivi e individuato pattern ricorrenti che hanno permesso di assegnare i tagliandi grattati dalla stessa persona. Ha scoperto che quei piccoli pezzi di carta nascondono gesti, abitudini e automatismi segnano l’inizio di un disagio più profondo; raccontano storie di persone reali, che spesso stanno perdendo il controllo senza saperlo.
I tabaccai hanno riconosciuto nel 100% dei casi i giocatori corrispondenti, indicando che si trattava di persone con comportamenti molto probabilmente legati al gioco d’azzardo patologico, confermando in questo modo l’attendibilità del metodo e la validità della sua intuizione: se impariamo a leggere questi errori per tempo, possono diventare il primo passo verso un intervento tempestivo, prima che si manifestino tutte le drammatiche conseguenze psicologiche, familiari, sociali, lavorative che la degenerazione della patologia comporta.
Per capire davvero il suo lavoro, ho deciso di seguirlo. Di camminargli accanto, ascoltarlo, osservare.
Siamo tornati insieme al Pigneto, dove Andrea si è raccontato, in modo sincero e vulnerabile.
Ho conosciuto le prime tabaccherie che hanno creduto in lui, che hanno accettato di collaborare.
Ho assistito con i miei occhi alla raccolta difficile dei Gratta e Vinci, all’impegno concreto di selezionare, catalogare, analizzare quelli scartati.
L’ho visto nel suo ufficio insieme all’impeccabile project assistant, Alessia, circondato da numeri, grafici, dati, ma soprattutto da un’idea potente e fragile insieme: prevenire il gioco d’azzardo patologico prima che sia troppo tardi.
Fotografando quei biglietti, ho immaginato i volti delle persone che li hanno grattati, uno dietro l’altro, in una spirale silenziosa.
Ho cercato di restituire, attraverso le immagini, l’intensità di quei gesti ripetuti, della speranza, della frustrazione.
Ho condiviso con Andrea diverse vittorie, ma soprattutto le delusioni, i messaggi di scoraggiamento ricevuti da chi avrebbe potuto – e dovuto – aiutarlo. Condivido ancora oggi le attese infinite di risposte dalle istituzioni, da coloro che possono intervenire, ma che per problemi di burocrazia, o forse volontà, ritardano a dare un reale supporto.
In Italia si stima che ci siano circa 24 milioni di giocatori.
Di questi, milioni manifestano comportamenti problematici legati al gioco d’azzardo, spesso senza saperlo.
E quando la dipendenza diventa evidente, spesso è troppo tardi.
Spesso è solo una punta di un iceberg che nasconde situazioni ancora più gravi.
Il percorso per uscirne è lungo e difficile.
E lascia migliaia di persone sole, senza un reale supporto.
È un progetto innovativo e coraggioso, spesso ostacolato, forse perché troppo scomodo, perché tocca interessi economici importanti.
Ma è anche un progetto necessario. Che parla di prevenzione, di rispetto, di dignità.
Che vuole salvare vite prima che si spezzino.
Serve un approccio più tempestivo, più vicino alle persone, più umano.
Questo progetto fotografico è il mio modo di sostenere quella visione.
L’ho realizzato mossa dal bisogno profondo di raccontare una storia che vale.
Perché certe storie non possono restare invisibili.
Perché fare luce è un dovere. E io ho scelto di esserci.
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Se volete conoscere di più su Bias & Games, trovate tutte le informazioni sul progetto e sul contesto scientifico: https://biasandgames.com/
Se volete sostenere Bias &Games: https://www.gofundme.com/f/bias-games-insieme-contro-il-gioco-dazzardo-patologico
